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Pylos come Cutro

Pylos come Cutro

Ci risiamo. In Grecia come a Cutro. Per Kyriakos Mitsotakis il fattaccio avvenuto al largo delle coste greche a Pylos, nel Peloponneso, dove un peschereccio con un carico tra i 700 e i 750 migranti si è ribaltato – il bilancio finora parla di 104 superstiti, tutti uomini di età compresa tra i 16 e i 40 anni eccetto una donna (di cui 47 siriani, 43 egiziani, 12 pachistani e 2 palestinesi), 78 corpi senza vita ritrovati e più di 600 dispersi – avviene a 11 giorni dalla tornata elettorale, nella quale il primo partito Nea Demokratia del premier uscente, aspira ad ottenere la maggioranza assoluta dopo il parziale successo di un mese fa nelle elezioni per il rinnovo del parlamento. Come a Cutro anche qui la si butta in caciara, puntando il dito contro la rete di trafficanti pur di non affrontare il tema, leggermente più complesso, delle motivazioni che spingono le persone a migrare. Alcune storie dei migranti partiti da Tobruk l’8 giugno per raggiungere l’Italia sono state raccolte nel suo articolo per Internazionale “Chi c’era a bordo della barca naufragata al largo della Grecia” da Annalisa Camilli. Il ministro Piantedosi, dopo il naufragio di Cutro, lanciò un messaggio “etico, prima di tutto: in queste condizioni non bisogna partire”. Ovviamente, lui come tutta la destra europea, non si interroga minimamente sulle condizioni dalle quali queste persone tentano la fuga e che le spingono, come nel caso greco, a racimolare dai 4 ai 6mila dollari per imbarcarsi su un peschereccio di fortuna. Le forze dell’ordine di Atene avrebbero già arrestato una decina di persone, tutte di origine egiziana, individuati dai migranti soccorsi – con quale contropartita? – come gli scafisti della morte.

A supporto della manovra diversiva del governo, oltre al fermo di polizia degli scafisti (da perseguire lungo tutto il globo terraqueo come invocato da Meloni a Cutro) sono stati proclamati 3 giorni di lutto nazionale in Grecia, anche perché si parla di decine e decine di bambini stipati nella stiva – e si sa, quando ci sono di mezzo vittime minori l’opinione pubblica ribolle, con grave scorno delle autorità, che poi si affrettano ad assecondare in qualche modo il sentimento popolare – e di accertamenti che chiamano in causa i mancati soccorsi della Guardia costiera ellenica. Le stesse dinamiche come a Steccato di Cutro. Perlomeno qui il lutto nazionale riguarda persone scomparse per aver cercato una via d’uscita dal baratro della guerra o della povertà; da noi è appena stato dichiarato per un signore sotto il cui premierato fu promulgata la legge Bossi-Fini che introdusse l’obbligo della sottoposizione a rilievi fotodattiloscopici per lo STRANIERO che chiede il permesso di soggiorno o il suo rinnovo. Un signore che ha passato la vita intera ad arricchirsi, e a tutelare il suo potentato commerciale. La destra è da sempre convinta che se uno si è arricchito, non solo ha dato prova di virtuosismo, ma è senz’altro degno di ammirazione; mentre se uno è povero, deve per forza nascondere una qualche magagna e, in ogni caso, non è stato abbastanza furbo come i vergognosi leccaculo della grande famiglia Mediaset, i cui dipendenti in questi giorni hanno dato il meglio di sé, tra singhiozzi e attestati verminosi di stima al loro mentore reso giovanilmente telegenico anche in veneranda età da silicone, botulino e trapianto di bulbi piliferi. Dopo aver prestato assistenza nel centro per anziani Sacra Famiglia di Cesano Boscone, affidato ai Servizi Sociali per il caso proprio di Mediaset, il Berlusca raccontò le sue imprese (“mi chiedevano di dare da mangiare alle persone che avevano la pazzia”) in pubblico. Neanche in quel caso riuscì a fare un passo almeno di lato, anche quando, dopotutto, fu costretto a fare qualcosa di buono…

Il balletto delle responsabilità

Alarm Phone, l‘ong che ha istituito un numero di emergenza per migranti in difficoltà nel Mar Mediterraneo, ha fatto sapere di essere rimasta in contatto col peschereccio Adriana partito dalla Libia a partire dal pomeriggio di martedì 13, fin’oltre la mezzanotte di mercoledì 14 giugno, quando questo era in acque SAR (Search and Rescue) greche. L’agenzia Frontex, le autorità greche, quelle di Malta e Italia erano già state avvertite dalla mattina.

L’organizzazione è riuscita in serata a contattare il mercantile dal nome beffardo Lucky Sailor, il quale ha fatto sapere di poter intervenire solo su ordine della Guardia costiera ellenica. Al mercantile e ad un secondo di passaggio, il Faithful Warrior (petroliera battente bandiera greca), è stato intimato di rifornire i migranti solo di acqua e cibo.

Dall’Italia l’MRCC (Maritime Rescue Coordination Center, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma), ricevuta la segnalazione, si è limitato a inoltrare la richiesta di aiuto ai colleghi greci. Del resto tra i militari dell’una e dell’altra parte, il rimpallo di responsabilità è quotidiano: se i greci tendono ad aspettare che i barconi escano dalle loro acque di competenza, gli italiani vorrebbero farceli restare…

A causa del terremoto a febbraio nel Sud-est della Turchia, la rotta di terra balcanica è stata resa impervia e molti migranti si avventurano nel mar Egeo per raggiungere l‘Europa.

Nino Lisibak

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